Gelosia patologica

“Temo di perdere la meraviglia
dei tuoi occhi di statua e la cadenza,
che di notte mi posa sulla guancia
la rosa solitaria del respiro.
[…] non farmi perdere ciò che ho raggiunto
e guarisci le acque del tuo fiume
con foghe dell’Autunno mio impazzito”
(Da il “Sonetto del dolce lamento” di Federico Garcia Lorca)

Forse in pochi sanno che la gelosia patologica è contemplata nel manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali (DSM 5), nel capitolo dedicato al disturbo ossessivo-compulsivo e disturbi correlati. La gelosia patologica arriva all’attenzione dei clinici, oltre che di scrittori e poeti (basti pensare all’Otello shakespeariano o alla magnifica e struggente poesia di Garcia Lorca “Sonetto del dolce lamento”) perché prodromo o conseguente di un insieme di sintomi caratteristici di un grave disturbo vissuto in maniera egodistonica (con un grande senso di malessere soggettivo) dal soggetto: il disturbo ossessivo compulsivo.
Il disturbo ossessivo-compulsivo è caratterizzato dalla presenza di ossessioni e/o compulsioni. Le ossessioni sono pensieri, impulsi o immagini ricorrenti e persistenti indesiderati; le compulsioni sono comportamenti o azioni mentali ripetitive che un individuo si sente chiamato a mettere in atto. Seppur la gelosia patologica non soddisfi pienamente i criteri diagnostici del disturbo ossessivo-compulsivo, essa può avere delle manifestazioni sintomatiche caratteristiche proprio di questo disturbo. È, inoltre, riconosciuto – e chi ne soffre potrà di certo testimoniarlo- che essa possa causare una forte compromissione del funzionamento sociale, lavorativo, o in altre aree importanti della vita di chi ne soffre. Si definisce patologica una gelosia caratterizzata da un’eccessiva –anche se non delirante- preoccupazione relativa alla percepita infedeltà del partner, da comportamenti ripetitivi o azioni mentali in risposta alle preoccupazioni relative all’infedeltà (per esempio, controllare in maniera compulsiva l’ultimo accesso ai social del/della proprio/a partner) che causano “disagio clinicamente significativo o compromissione del funzionamento in ambito sociale, lavorativo o in altre aree importanti […]” (DSM5, p. 306)